Nero (2005)

Nero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[immagine tratta dal video]

Corto su is mascheras bruttas del Mercoledì delle Ceneri di Ovodda (NU)

regia: Juri Piroddi

montaggio e riprese: Juri Piroddi e Marco Demara
musica: Marcello Melis e Gruppo Rubanu di Orgosolo
colore. durata: 7 min.
formato: DVD
una co-produzione Rossolevante / VideoRicordi

Premio del Pubblico alla II edizione del Concorso "Sguardi Visioni Storie 2012"

SINOSSI:
Ovodda: una delle molteplici manifestazioni del carnevale barbaricino. «Un carnevale che si contraddistingue per uno sprofondamento al prima di ogni tempo: il volto dell’uomo viene deformato o occultato (sporcato di NERO); i corpi scompaiono sotto travestimenti sproporzionati; le cose come gli spazi del vivere comune subiscono una violenta trasformazione che li rende non riconoscibili; i gesti si caricano di valenze oscene; l’oscurità pare prendere il sopravvento sulla luce; arcaismi ritrovano strane attualità; le voci si deformano, le parole si contorcono in grida; aleggia da ogni parte una frenesia innaturale; l’inorganico, la maschera, l’oggetto privo di vita, l’automa, l’animale esaltato e vittimizzato acquistano un nuovo potere. Una lettura non superficiale di queste manifestazioni popolari ci fa scoprire in esse le più profonde radici dell’antica cultura mediterranea. Le Menadi (cioè le Donne folli), seguaci di Dioniso - spesso esaltate dal vino, eccitate dalla danza sfrenata e scomposta e da una musica rumorosa - si sentivano invase dal nume. Brandendo fiaccole andavano allora per monti e foreste, fino a che non raggiungevano quell’animale (capro, capriolo, vitello o toro) in cui, per loro, il dio pagano si incarnava. Una volta raggiunta, la bestia veniva fatta a brani: le sue carni sanguinanti costituivano il pasto comunitario (omofagia). Con il sangue e per mezzo di esso, veniva incorporata l’essenza divina, suggellando l’unione con la potenza divina. Il corteo dionisiaco si trasfigurava anche nel costume e nel portamento: ornava il capo di corna, si impiastrava di fango il volto, indossava pelli di animali. I travestimenti zoomorfi di Ovodda, avendo mantenuto molto dei rituali sopra citati, testimoniano la sopravvivenza di taluni elementi arcaici nel mondo contemporaneo.»