Histoire du Soldat (2006)

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Un testo di Pier Paolo Pasolini
una proposta scenica di Silvia Cattoi e Juri Piroddi

musiche: Tchaicovskj, Maurice Ravel e Daniele Sepe

montaggio video: Pietro Iesu (Pubblistar)

con: Carolina Angius, Noemi Aresu, Carlotta Baldussi, Simone Cardia, Carla Cossu, Stefania Demuro, Erica Fadda, Riccardo Franceschi, Federico Lotto, Romina Marras, Alessandra Olianas, Simone Mereu, Stefania Sulis

Questo spettacolo-studio è tratto dalla sceneggiatura intitolata Histoire du Soldat, ispirata alla favola di Charles-Ferdinand Ramuz musicata da Stravinkij, riscritta da Pasolini (insieme a Sergio Citti e a Giulio Paradisi) nel 1973 e dedicata a Ninetto Davoli. Probabilmente affascinato dal populismo favolistico della vicenda, Pasolini vi inserisce tutti i temi appartenenti a quella mutazione antropologica che aveva subìto l'Italia alla fine degli anni Sessanta: l'omologazione di massa, il consumismo su larga scala, la perdita dell'innocenza, la fine delle culture popolari, l'egemonia del patto industriale. In particolare, però, imposta la sceneggiatura sullo scontro frontale con la televisione (letteralmente demonizzata) e la sua ideologia, fondata sulla manipolazione e il livellamento delle coscienze. Si tratta, insomma, di una critica spietata ai meccanismi e alle vuote superfici rilucenti della società dello spettacolo. Gli stralci che proponiamo raccontano il rientro a casa di Ninetto con licenza premio dal servizio militare: durante il viaggio, morto di fame, vende l’anima al Diavolo, il quale riesce a sedurlo offrendogli un pasto pantagruelico. Il patto diabolico consiste in questo: Ninetto insegna al Diavolo a suonare il violino, e il Diavolo in cambio gli insegna a leggere. Tutto in tre giorni. In realtà di giorni ne passano 365... Rientrato in borgata, Ninetto scopre che suo padre Romolo è appena morto. Il testamento lo ha lasciato scritto sotto la pianta del piede. Scoppia quindi una terribile lite per la spartizione dell’eredità (‘na campana…). Fra polli arrosto e piattacci di fettuccine tutti scoprono che nessuno è parente. Alla fine arrivano i Carabinieri. Grottesco. 


Stralci dal testo:

ninettoA proposito papà ‘n c’è… ‘ndo sta?
zio tatuato È morto…
ninettoAh è morto… poraccio…
nonnaÈ morto stamattina.
ninettoE de che è morto?
nonna(seria) ‘N ce l’ha detto mica.
mammaPoraccio, guarda che fregnone a’ annà morì così…
nonno Ha detto soltanto…
il morto Io moro, io moro…. Io moro!
zio tatuato Guarda chi è andato a morì, Niné, guarda! Era un santo! Non ha mai rotto i cojoni a nessuno. (Fattosi vicino alla salma) Guarda quanto è bello. E’ più bello da morto che da vivo! S’è messo sul letto, s’è sdraiato, ha alzato una gamba e all’ultimo… (si butta a terra mimando la scena della morte del papà) …leggetemi sotto ar piede!
ninettoE che c’è scritto?
mammaE chi c’ha guardato… ‘n sapemo legge nessuno…
ninetto
Mannaggia!… c’avete ragione!
(Improvvisamente si illumina ed esplode) Aho’ ma io so’ legge!
(Tutti lo guardano sorpresi, increduli) È vero, so’ legge… so’ proprio legge!
(Afferra una gamba del padre morto, la solleva, gli sfila la scarpa…)
Ammazzalo quanto puzza, aho’!
zio peppe A Ni’ ‘nte preoccupà: puzzava più da vivo che da morto!
Ninetto comincia a leggere sotto il piede del papà.
ninetto“Testamento: alla morte mia, affinché non succedano impicci fra de noi, faccio padrone de l’unica cosa che c’ho, chi fra de voi c’ha più sangue a me vicino. Cioè chi se po’ vantà d’esse ‘n po’ parente mio. Insomma, sbrojatevela fra de voi e arrimetteteme ‘a scarpa. Romolo.”
ninetto
(che non ha capito niente, dice candido) Io ‘n ciò capito niente. Ma che ce lascia?
nicolinaLa campana… la campana…
mamma A me non m’aspetta de sicuro sta campana. Io co’ Romolo semo stati accoppiati tanto tempo, ma non se semo mai sposati, quindi non m’è marito.
ninettoA ma’ io nemmeno so’ er fijo, perché quando tu te se accoppiata co’ papà, io c’avevo dieci anni.
nonnaE tu non sei nemmeno er fijo suo, perché tu madre… prima de conosce tu padre, stava cor vedovo…